“Non si devono chiudere le frontiere. Se l’Europa lo fa, la gente passerà comunque. Ma è vero che il problema è quello dello sviluppo di questi Paesi, perché c’è bisogno di educazione, di salute, lavoro, soprattutto per i giovani”. L’ha detto monsignor Vincent Landel, presidente della Conferenza episcopale regionale del Nord Africa (Cerna), intervistato dalla Radio Vaticana in occasione della visita ad limina in Vaticano iniziata lunedì con l’incontro con Papa Francesco e la visita al Pontificio Consiglio per la Famiglia, dove, con la sua delegazione, ha incontrato il presidente del dicastero, monsignor Vincenzo Paglia.
“Siamo al centro di due sfide pastorali, direi due periferie nei nostri Paesi. C’è – spiega – la periferia dell’incontro dei cristiani con i musulmani. Questa è una grande sfida per il mondo di oggi. La seconda sfida è quella delle migrazioni, perché i nostri quattro Paesi sono tutti corridoi migratori. Dunque, da un lato, dobbiamo lavorare su queste persone vulnerabili che passano attraverso i nostri Paesi, ma allo stesso tempo avvertire l’Occidente e i Paesi sub-sahariani, sensibilizzare le Chiese e anche i politici dei nostri Paesi di origine”.
“Noi viviamo pacificamente e serenamente con i musulmani”, ha sottolineato monsignor Landel. “Non dobbiamo assolutamente essere pessimisti, anche perché è da noi che sono iniziate le Primavere arabe, in Tunisia che oggi ha una costituzione che riconosce la libertà religiosa. E questo non era scontato. Dunque ci sono segni di speranza e non possiamo pretendere che questi Paesi in piena evoluzione facciano in qualche anno quello che le altre democrazie occidentali hanno fatto in diversi decenni”.
Nel suo messaggio rivolto ai presuli in visita, Papa Francesco ha reso omaggio “al coraggio, alla fedeltà e alla perseveranza dei vescovi in Libia, come pure dei sacerdoti, delle persone consacrate e dei laici che rimangono nel Paese nonostante i molteplici pericoli. Sono autentici testimoni del Vangelo”. “La vostra Conferenza episcopale, che riunisce regolarmente i pastori di Marocco, Algeria, Tunisia e Libia, è un luogo di scambio e di dialogo importante, ma – ha aggiunto Francesco – deve anche essere uno strumento di comunione che permetta di approfondire relazioni fraterne e fiduciose tra voi. Il vostro pellegrinaggio a Roma è una felice occasione per rinnovare il vostro impegno comune al servizio della missione della Chiesa in ognuno dei vostri Paesi”.