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Per il futuro della famiglia
Nei giorni scorsi una dichiarazione dei vescovi neozelandesi sulle conseguenze della legge sui “matrimoni omosessuali” (Dall’Osservatore Romano del 30.11.2012)
In Nuova Zelanda c’è stato un incontro tra i vescovi e i componenti della commissione parlamentare che si occupa della controversa legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso (Marriage Amendment Bill). L’incontro è stato un’occasione per i presuli di esprimere la loro preoccupazione sulle conseguenze che potrebbe avere l’approvazione della nuova legge. Il 29 agosto scorso, il Parlamento di Wellington ha infatti approvato in prima lettura, con ottanta voti favorevoli contro quaranta, un emendamento presentato dall’opposizione laburista che ridefinisce il matrimonio come unione tra due persone quale che sia il loro «sesso, orientamento sessuale e identità di genere». I promotori dell’emendamento sostengono, da parte loro, di volere eliminare le discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali. Dopo l’approvazione in prima lettura, grande disappunto e preoccupazione era stato espresso dai vescovi neozelandesi che fino all’ultimo avevano cercato di opporsi al provvedimento insieme ad altri leader religiosi. Nell’incontro i vescovi hanno letto una dichiarazione davanti ai membri della commissione per esprimere il loro punto di vista. Il messaggio è stato firmato dall’arcivescovo di Wellington e presidente della Conferenza episcopale della Nuova Zelanda, monsignor John Atcherley Dew, dal vescovo di Dunedin e vicepresidente della Conferenza episcopale, monsignor Colin David Campbell e da Sue Devereux responsabile del servizio pastorale per il ministero della famiglia dell’arcidiocesi di Wellington. «Siamo molto grati — ha detto l’arcivescovo Dew ai membri della commissione — dell’opportunità che ci è stata data di poter esporre le nostre preoccupazioni di persona. La Chiesa cattolica ha sempre insegnato e promosso che il matrimonio tra un uomo e una donna è il fondamento del nucleo familiare e della società». «La differenza sessuale — ha aggiunto Sue Devereux — riguarda tutti gli aspetti dell’esistenza umana, dal punto di vista biologico, psicologico, genetico e sociale. Il matrimonio si fonda sulla differenza tra i sessi e la definizione tradizionale di matrimonio riflette questa realtà unica». Secondo la dichiarazione della Conferenza episcopale, proporre una definizione alternativa del matrimonio «avrà implicazioni giuridiche non solo per la società, ma anche e soprattutto per l’educazione e la struttura della famiglia che nel corso della storia è stata considerata come una cellula fondamentale della società stessa. Il matrimonio si basa sull’unione tra un uomo e una donna. Non ci si può permettere di privare un bambino della madre e del padre, ambedue figure importanti ed essenziali per la sua educazione e la sua crescita». Inoltre, il presidente della Conferenza episcopale ha sottolineato quanto sia importante per un figlio sapere chi sono i genitori. «Sappiamo che, come esseri umani, abbiamo tutti bisogno di sapere chi sono i nostri genitori biologici. Anche se esistono famiglie monoparentali e bambini cresciuti da coppie dello stesso sesso — ha osservato il presule — occorre chiedersi se è il caso approvare una legge per dare un nuovo statuto giuridico alla famiglia». Il premier conservatore della Nuova Zelanda, John Key, ha apertamente espresso il suo sostegno ai matrimoni omosessuali. Per legalizzarlo a tutti gli effetti, il leader del partito nazionale ha anche votato a favore della proposta di legge laburista concepita proprio per tutelare il matrimonio fra persone dello stesso sesso. La legalizzazione del matrimonio omosessuale è stata, invece, pesantemente respinta in Australia, dove lo scorso settembre la Camera dei rappresentanti ha inferto una pesante sconfitta alla proposta di legge con 42 voti a favore e 98 contrari. Attualmente, la legge federale australiana definisce il matrimonio come l’unione di un uomo e una donna, ma riconosce alle coppie omosessuali gli stessi diritti di quelle etero in alcuni campi, dall’assistenza medica alle coperture assicurative.
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