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Intervista al Cardinale Ennio Antonelli (Cascia - agosto 2011)
1) La famiglia di oggi è un istituto molto meno identificato ed identificabile rispetto a quanto avveniva fino a qualche anno fa. Da un lato si vedono sempre più coppie che scelgono di convivere ed avere dei figli senza contrarre matrimonio, né civile, né religioso. Dall’altro, diminuiscono, all’interno del nucleo familiare, i momenti di comunione, confronto e dialogo in adeguamento ad una società che impone ad entrambi i genitori di lavorare e stimola i figli ad una pluralità di impegni extrascolastici. Eminenza, come leggere questa situazione? La famiglia ha ancora il ruolo di primo e principale educatore alla socialità e alla società o è, come si legge e si sente, in crisi? O è in crisi solamente l’istituto del matrimonio. Si tratta di una trasformazione sociale o cos’altro?
 
La crisi è sotto gli occhi di tutti: divorzio, convivenze di fatto, convivenze omosessuali, convivenze intermittenti, famiglie ricostituite, famiglie monoparentali per scelta, singles, denatalità, aborto, emergenza educativa, devianza giovanile. Come si vede, non si tratta solo di crisi del matrimonio, ma anche della natalità e dell’educazione, con prevedibili conseguenze sull’invecchiamento della popolazione, la coesione e lo sviluppo della società. Le cause sono complesse. La società dà il primato al lavoro, alla produzione e al consumo; considera l’individuo più funzionale della famiglia per il meccanismo dell’economia, perché è meno legato, più competitivo, più consumatore; non si preoccupa di conciliare i tempi e le esigenze del lavoro con quelli della famiglia.
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