Per il cardinal Péter Erdő, arcivescovo di Budapest, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d‘Europa e relatore generale del prossimo Sinodo, la sfiducia generale che la nostra società ha verso il matrimonio deriva da una società sempre più sotto controllo e ordinata, asfissiante per la singola persona.
Nell’intervista rilasciata nei giorni scorsi alla rivista spagnola Mundo Cristiano, il Cardinale sottolinea infatti come «l’umanità oggi vive sotto una pressione enorme delle istituzioni. La nostra vita è regolata dall’inizio alla fine, nei minimi dettagli e le possibilità di controllo sono praticamente illimitate. È chiaro che naturalmente, quando si è sotto pressione, si cercano delle vie di uscita, si cerca di non essere costretti a qualche forma istituzionale. In questo senso, molti preferiscono rinunciare a qualsiasi forma istituzionale. Se il matrimonio e la famiglia sono interpretati come un’altra forma di controllo, allora è naturale che molti rinuncino». Per far quindi conoscere il volto umano del matrimonio, la sua bellezza, la sua intrinseca capacità di liberare piuttosto che di opprimere, il Cardinale propone il potenziamento delle comunità di famiglie interne alla Chiesa, una vera e propria «diaconia della famiglia per la famiglia: ci sono tanti – osserva Sua Eminenza – che si sposano in Chiesa, ma senza una vera appartenenza alla comunità dei fedeli. Forse non hanno affrontato neanche il tema della fede personale. Però se già durante la preparazione al matrimonio, attraverso i corsi prematrimoniali, entrano in contatto con una comunità di famiglie e diventa un’amicizia, forse la fede non diventa molto forte, ma rimane l’amicizia con queste famiglie. E se l’amicizia rimane, c’è speranza che successivamente possano arrivare alla scoperta dell’identità cattolica sacramentale del loro matrimonio».