Il Presidente del Paese vuole attuare modifiche costituzionali per favorire il “matrimonio” gay e le relative adozioni. Proposito subito contestato da vescovi e laici messicani
Un progetto, si spera, che non verrà mai messo in pratica. Si tratta di quello, a favore degli omosessuali e della Teoria gender, espresso pubblicamente dal Presidente del Messico, Enrique Peña Nieto, lo scorso 17 maggio, in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia.
Tre i punti in cui si articola la proposta politica promossa dal Capo dello Stato messicano. Il primo, innanzitutto, consiste in una proposta di legge atta a modificare la Costituzione del Messico – esattamente l’articolo 4 – in modo tale da riconoscere in tutti gli stati della Nazione il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso, anche con la possibilità di adozione. Tuttora questa possibilità esisteva solamente, dal 2009, all’interno del Distretto Federale (Città del Messico) e in soli altri tre stati dei 32 componenti la Repubblica Messicana. Il secondo punto prevede poi l’introduzione della Teoria gender a tutti i livelli dell’educazione, mentre il terzo promette l’incorporazione del Messico in un gruppo di Paesi promotori della Teoria gender in tutto il mondo. Contro questo triste scenario si sono subito levate le voci dei vescovi messicani e del Comitato episcopale per la famiglia, i laici e la vita, le quali hanno in particolare sottolineato come «i credenti sono anche cittadini che non possono continuare a guardare come spettatori il declino di una società senza alcuna direzione ma che, al contrario, sono chiamati a promuovere una cultura che rifletta nelle leggi il rispetto della visione e della cultura della nostra nazione».