L’allarme dei Vescovi sul "matrimonio egualitario" approvato in Uruguay: "Sono in gioco i bambini!"
Il Parlamento dell’Uruguay ha approvato, mercoledi 10 aprile, la legge sul cosiddetto “matrimonio egualitario”, cioè, il riconoscimento giuridico del matrimonio come «unione permanente tra due persone di uguale o diverso sesso». L’Uruguay è il secondo Paese del Sud America, dopo l’Argentina.
Con un documento, diffuso il giorno precedente l’ultimo passaggio legislativo, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale dell’Uruguay aveva ritenuto di fare chiarezza circa «la confusione che si è creata in vari settori della società sui valori» che sono alla base della famiglia «e sugli effetti» della legge. Pur riconoscendo «la buona volontà e l’intento dei legislatori di cercare una maggiore giustizia», la legge sul “matrimonio egualitario” è definita «una retrocessione dell’ordinamento giuridico per la fondazione, il rispetto e la difesa dell’istituzione familiare, che è la base costituzionale della società, il nucleo dell’amore e della solidarietà reciproca». La protezione dei diritti delle coppie omosessuali sarebbe stata già regolata attraverso la tutela delle “unioni civili”, senza l’assimilazione al matrimonio. «Chiamare allo stesso modo realtà diverse, con il pretesto dell’uguaglianza, non è giustizia, ma un’assimilazione inconsistente che non farà che indebolire il matrimonio ancora di più di quanto già non sia. Constatare una differenza reale non è discriminare. Pretendere di “uguagliare” tutto e tutti, senza tenere conto della realtà e dei principi etici e morali che reggono la famiglia, significa massificare e spersonalizzare», si legge nel documento “Defendiendo la familia y el matrimonio, ganamos todos” del Consiglio permanente. Anche un deputato uruguayano, Gerardo Amarilla, ha detto che la nuova norma «svaluta e snatura l’istituzione del matrimonio, con un impatto esponenziale sulla società e sulla famiglia, soprattutto sulla procreazione». «Nel voler chiamare “matrimonio” le unioni tra persone dello stesso sesso, si avverte la subdola volontà di abbattere una struttura radicata nelle nostre società», aveva affermato mons. Pablo Galimberti, vescovo di Salto, in occasione della manifestazione in difesa del matrimonio tra un uomo e una donna che si era tenuta lunedì 8 aprile, nella centrale Piazza Matriz di Montevideo, organizzata dai movimenti contrari alla riforma legislativa, riuniti nel “Tavolo nazionale in Difesa e Promozione della Famiglia”, in protesta contro il «lampante colpo che lo Stato ai danni dell’istituzione matrimoniale e dei più deboli, i bambini». Il comitato di coordinamento del movimento aveva lanciato l’allarme, rimasto inascoltato, sul consenso legale alle adozioni e alla fecondazione in vitro per le coppie dello stesso sesso, perfino a condizioni agevolate rispetto a quanto previsto per le coppie tradizionali, segno del «progressivo degrado di una cultura che non rispetta il diritto alla vita, che ha legalizzato l’aborto, che non riconosce il valore dell’educazione ai figli impartita dai genitori e che si mostra indifferente davanti alle difficoltà delle famiglie povere e numerose». Infatti, come denunciato nel documento del Consiglio permanente dei Vescovi, « c’è il rischio che il bambino si trasformi in un oggetto, senza tenere conto che deve prevalere l’interesse del bambino di crescere, dove possibile, con un chiaro riferimento materno e paterno». Secondo i Vescovi dell’Uruguay, questa legge segue «modelli che provengono dall’estero, senza la necessaria analisi antropologica e senza approfondire le conseguenze che i cambiamenti legali comportano per l’intera società uruguayana sul tema della famiglia». I presuli hanno concluso il documento ricordando quanto scrisse, il 22 giugno 2010, il cardinale arcivescovo Jorge Mario Bergoglio alle suore carmelitane di Buenos Aires, poche settimane prima dell’approvazione in Argentina della legge sul matrimonio omosessuale in Argentina: «È in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori».