3/ Intervista a Vincenzo Bassi, avvocato dell’Unione giuristi cattolici italiani
A margine del primo convegno-seminario del ciclo “Dialoghi per la Famiglia” promossi dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, che si è tenuto mercoledi 17 aprile, sul tema “Famiglia, prima impresa”, in collaborazione con l’Unione dei giuristi cattolici italiani, con una grande partecipazione di pubblico, Emanuela Bambara ha intervistato i relatori in esclusiva per il nostro Dicastero. Vincenzo Bassi, avvocato tributarista, dell’Unione giuristi cattolici italiani
Domanda: Quali sono gli interventi legislativi e fiscali più urgenti, affinché le politiche per la famiglia non siano soltanto dichiarazioni astratte, prive di attuazione concreta? Risposta: Innanzitutto, le politiche per la famiglia non devono essere politiche di emergenza familiare. Questo significa che occorre iniziare a guardare alla famiglia come il soggetto da cui partire per fare ripartire l’economia. La famiglia non è un soggetto passivo e parassitario, ma un soggetto economico produttivo, alla stregua di qualsiasi impresa. Non servono grandi riforme, ma semplicemente iniziare a trattare la famiglia come qualsiasi altro soggetto economico produttivo, quindi, come impresa. Se si libera la famiglia da tanti legami e si mette in evidenza il suo ruolo economico produttivo a livello pubblico, evidentemente sarà facile approvare riforme politiche per la famiglia che consentano a quest’ultima di svolgere al meglio il suo servizio a fianco e a favore dello sviluppo economico migliore, non soltanto economico, ma anche sociale. Domanda: Dal punto di vista fiscale e tributario, quali gli interventi da realizzare? Risposta: Basta cambiare il rapporto tra contribuente e fisco. Il contribuente è tale perché contribuisce alla spesa pubblica, non perché paga i tributi. I tributi sono una delle modalità di contribuzione alla spesa pubblica. La famiglia è un modello evidente di contribuente volontario, perché, in quanto esiste, contribuisce alle spese pubbliche. Allora, se si tornasse a pensare che contribuire alla spesa pubblica è una gioia, com’è una gioia avere una famiglia, probabilmente la società, proprio guardando la famiglia, potrebbe trovare maggiore ottimismo e risorse per affrontare momenti difficili come questo.