La Sala Pio XI, inaugurata alla convegnistica in occasione del primo dei “Dialoghi per la Famiglia” promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, sul tema “Famiglia, prima impresa”, in collaborazione con l’Unione dei giuristi cattolici italiani, nel pomeriggio di mercoledì 17 aprile, era piena di persone, e non soltanto di addetti ai lavori, a testimonianza di quanto le tematiche legate alla vita familiare in rapporto alla società, soprattutto sotto il profilo giuridico e politico, siano di scottante attualità. Infatti – ha detto in apertura dell’incontro mons. Vincenzo Paglia, Presidente del Dicastero – «viviamo in un tempo in cui, per la prima volta nella storia, la famiglia è attaccata alla radice e subisce attacchi frontali». Dunque, «non si può stare in area di difesa, ma abbiamo il dovere di entrare a tutto campo nei problemi della famiglia per trovare insieme le soluzioni. La famiglia deve tornare al centro, della pastorale, della politica, dell’economia, della cultura». La famiglia è la base anche economica e finanziaria della società, ha aggiunto il Presidente Paglia. È «amica delle imprese ed essa stessa è impresa, che produce beni e servizi, organizza il lavoro, redistribuisce le ricchezze secondo i bisogni e il principio di solidarietà e sussidiarietà». E già Cicerone affermava che «la famiglia è la base primaria della società in qualche modo il seme della repubblica». «Non è solo il luogo del consumo, ma un modello di una buona organizzazione economica e politica».
Nel saluto iniziale, il card. Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, ha elogiato l’operato di mons. Paglia e la collaborazione con l’Unione dei giuristi cattolici, per un ruolo proattivo nel dibattito sociale su questioni rilevanti, in tema di matrimonio e famiglia, per «affermare e difendere con decisione l’originaria ontologia della famiglia, nonostante gli attacchi e le critiche». «Difendiamo la famiglia in quanto tale», ha ribadito con forza Francesco D’Agostino. «È sbagliato parlare di famiglia tradizionale: la tradizione riguarda qualcosa che nasce nella storia, la famiglia è, invece, una struttura naturale, come il linguaggio. Senza famiglia, con un padre e una madre, non c’è identità umana, nel bene e nel male». Bisogna, dunque, superare una obsoleta concezione economica, che riduce la famiglia a luogo di consumo e risparmio, ha chiarito suor Alessandra Smerilli. «La famiglia produce beni di varia natura e valore, per esempio relazionali, di educazione alla cooperazione, alla fiducia e al senso civico, o la trasformazione di valore tra le mura domestiche, e queste sono virtù etiche ed economiche». Suor Smerilli ha ricordato che già per l’abate Antonio Genovesi, contemporaneo di Adam Smith, nel Settecento, «fiducia e virtù civili sono l’anima del commercio». Interventi legislativi, fiscali ed economici, a favore delle famiglie, soprattutto per il microcredito, «non sono agevolazioni, ma azioni di equità, non sono concessioni, ma diritti», ha spiegato Vincenzo Bassi. «Il Pil com’è calcolato oggi è un inganno, perché non valuta le tante prestazioni di gratuità che pure fanno la ricchezza nazionale». Il valore, per Johnny Dotti, sarà calcolato in modo diverso, e non potrà che essere di tipo «associativo-collaborativo». «Finora, la teoria del consumo che domina la cultura occidentale si è basata sula teoria dei bisogni e sui bisogni si sono costruiti i diritti. Questa triade “bisogno-diritto-consumo” è fallita e genera infelicità. Bisogna cambiare radicalmente questa impostazione individualistica e ripensare il welfare in termini di bisogni relazionali e mutualistici». «La famiglia non si finanzia, si sostiene», è intervenuta Mariella Enoc. «La persona è il capitale da salvare. Bisogna investire sulle famiglie, innanzitutto sui pilastri portanti: il lavoro e la casa». «Che impresa fare famiglia, oggi!»: è stato questo l’allarme lanciato da Francesco Belletti. «La famiglia è emarginata, esiliata dalla rilevanza pubblica, in un progressivo indebolimento culturale e sociale che diventa impoverimento economico e disumanizzazione». Le famiglie vivono in solitudine, separate. Dunque, «serve una chiamata all’impresa di legami tra famiglie e con la società», in un tempo in cui «la famiglia è lo zenit, il luogo terminale in cui convergono tutti i disagi sociali, l’ultima frontiera di custodia delle fragilità». Affinché la famiglia sia impresa, una buona impresa, occorrono «autonomia economica, forti relazioni, cura reciproca e una casa, intesa come luogo in cui abitare stabilmente e come comunità». Nel suo intervento riassuntivo, Giovanni Giacobbe ha ribadito come «la difesa della famiglia sia un impegno di interesse comune, non soltanto dei cattolici. La famiglia non è, infatti, una creazione culturale, ma una realtà umana che affonda le sue radici nel diritto naturale», al quale il diritto positivo deve fare riferimento, per non essere in balia delle mode della cultura.
Questo primo incontro ha aperto una strada lunga da percorrere insieme. Gli ostacoli che si incontreranno lungo il cammino potranno essere superati se, vivendo e confrontandoci alla luce del Vangelo della famiglia, si affronteranno con responsabilità i temi e i problemi più urgenti delle famiglie, per risolverli nella prospettiva del bene comune.