Mons. Piotr Mazurkiewicz, officiale del Dicastero, sarà relatore alla Conferenza internazionale a Cracovia su Giovanni Paolo II e la politica
La Fondazione internazionale Giovanni Paolo II per il Magistero sociale nella Chiesa insieme alla Fondazione Europa e Civiltà e all’Istituto di Studi Europei dell’Università Jagellonica di Cracovia promuovono nella città polacca la Conferenza internazionale “La Santa Sede nell’arena internazionale durante il Pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005)”, i prossimi venerdi 11 e sabato 12 ottobre. Tra i relatori, anche mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa, al quale sarà consegnato il Premio internazionale di Cultura Cattolica 2013, venerdi 18 ottobre, a Bassano del Grappa, in Italia.
Tra i relatori alla Conferenza, anche mons. Piotr Mazurkiewicz, officiale del nostro Dicastero, che aprirà la seconda Sessione dei lavori, sul tema: “Le idee e i valori fondamentali nella politica internazionale del Beato Giovanni Paolo II”.
«Per Giovanni Paolo II, la cultura e la coscienza hanno giocato un ruolo importantissimo nella politica internazionale, determinando cambiamenti sociali e politici ben più che la forza fisica o addirittura armata», ha detto mons. Mazurkiewicz a Emanuela Bambara. «Nel ’44, in Polonia c’è stata una Resurrezione nazionale nella lotta contro i tedeschi; una lotta solitaria, nella quale i polacchi non sono stati aiutati dalle forze alleate. In quell’occasione hanno compreso come non si possa combattere contro potenze più forti con la forza armata, ma soltanto con la forza della verità e della coscienza. E questo è il messaggio di Papa Wojtyla a tutte le nazioni fin dai primi giorni del suo Pontificato: il mondo si cambia con la cultura e con la forza morale».
Nella Lettera enciclica “Centesimus Annus” (23), nel Centenario della “Rerum Novarum” di Leone XIII, si legge: «Merita di essere sottolineato il fatto che alla caduta di un regime oppressivo, di un simile “blocco”, o impero, si arriva quasi dappertutto mediante una lotta pacifica, che fa uso delle sole armi della verità e della giustizia». Dunque, afferma mons. Mazurkiewicz, «è la forza della coscienza che con coraggio sostiene la verità nella vita pubblica e privata che cambia il mondo, ed è questa la forza dei deboli, come dichiara l’intellettuale ceco Vaclav Havel. La caduta del Comunismo ne è una testimonianza storica».
Giovanni Paolo II parlava di una “grammatica etica” che dovrebbe guidare il dialogo politico internazionale. Esiste, cioè, un senso morale universale, iscritto nella coscienza individuale e collettiva e codificato nel diritto naturale. La persuasione politica avviene sulla base di questo fondamento comune nella natura e che, per Giovanni Paolo II, non può che essere un fondamento religioso. E quindi,aggiunge mons. Mazurkiewicz, «la politica internazionale può essere regolata sul consenso che viene dalla persuasione che fa riferimento ai diritti fondamentali, iscritti nel cuore di ogni uomo: il primo tra tutti, il diritto alla vita, senza il quale non c’è alcun altro diritto; poi, la libertà religiosa e di coscienza, che sono un solo diritto e come il “pilastro” su cui si costruiscono tutte le altre libertà, della persona e delle nazioni».
Giovanni Paolo II «non era un utopista, non credeva che possa esistere un mondo perfetto, di accordo assoluto – dichiara l’officiale del nostro Dicastero −, ma, sulla base della propria esperienza di fede e anche di cittadino, era convinto che la Pace possa esistere soltanto se nasce dal perdono». Nella Pace, c’è «l’incontro di verità, giustizia e perdono».