Nella società agricola e artigianale del passato il lavoro si svolgeva ordinariamente in casa e vicino a casa, sia quello degli uomini sia quello delle donne. Beni e servizi si scambiavano in gran parte direttamente e solo in piccola parte con il denaro. Il lavoro della donna non era economicamente discriminato rispetto a quello delluomo. Il tempo del lavoro non era separato da quello della vita familiare.
A partire dalla rivoluzione industriale, il lavoro produttivo di beni e di reddito, affidato soprattutto alluomo, si trasferisce alla fabbrica e viene retribuito in denaro, mentre il lavoro domestico non retribuito viene lasciato alla donna. Così luomo si allontana dalla famiglia e la donna si sente discriminata. Perciò è tentata di omologarsi al modello maschile e di cercare anche lei la propria affermazione personale nel lavoro extradomestico, nella professione, nella carriera, finché, con lo svilupparsi delleconomia dei servizi e dellinformazione, vede moltiplicarsi le opportunità di occupazione e di indipendenza finanziaria. Si apre però una divaricazione tra il lavoro e la famiglia: le esigenze e i tempi delluno mal si conciliano con quelli dellaltra. Da non pochi la famiglia viene perfino considerata un ostacolo allefficienza produttiva del sistema e allo sviluppo sociale, mentre lindividuo, il single è ritenuto più funzionale, perché è in grado di offrire più mobilità, più disponibilità di tempo e di energie, più propensione ai consumi.