All’indomani della Legge sulla salute riproduttiva, i vescovi filippini diffondono una “guida pastorale” per ribadire l’inviolabilità della vita
Una “guida pastorale” per salvaguardare il diritto all’obiezione di coscienza. L’hanno pubblicata i vescovi filippini durante la loro assemblea plenaria, per contrastare la “legge sulla salute riproduttiva” (Reproductive health bill) che la Corte Suprema ha definitivamente confermato nell’aprile scorso rendendo effettive le disposizioni in materia di contraccezione ed educazione sessuale per la popolazione, con l’idea di aumentare la cultura della pianificazione familiare e favorire il controllo delle nascite. I vescovi, nel documento rivolto a medici, operatori sanitari cattolici, funzionari governativi ed educatori si presentano come “maestri della fede e della morale” e danno indicazioni per il discernimento dei fedeli: “È nostro dovere pastorale offrire istruzioni a quanti operano in strutture sanitarie, pubbliche o private, in modo che possano conoscere le loro prerogative”.
Nelle Filippine l’interruzione volontaria di gravidanza resta vietata dalla Costituzione, la distribuzione e somministrazione di farmaci e dispositivi anticoncezionali vanno autorizzate da un medico. Nel documento viene riconosciuta a tutti gli operatori cattolici che intendono seguire gli orientamenti della fede la facoltà di rifiutarsi “di fornire informazioni e servizi”, dichiarandosi obiettori: il principio fondamentale è “l’inviolabilità della coscienza umana”, che nessuna legge può coartare. La Corte ha provvidenzialmente riconosciuto che i cattolici “possono tirarsi fuori” e non eseguire un atto che trovano “moralmente ripugnante o offensivo”. L’ultima indicazione della Chiesa filippina riguarda la protezione della famiglia, sancita dalla Costituzione: se una persona sposata sceglie una forma irreversibile di contraccezione, entrambi i coniugi devono essere d‘accordo. E una minorenne, se intende avvalersi di misure di pianificazione familiare, avrà ancora bisogno del consenso dei genitori. “Lo Stato non può sostituire la madre o il padre naturale quando si tratta di fornire cure, consigli e assistenza ai minori”, recita la guida pubblicata dai vescovi. La libertà educativa, infine, è salvaguardata: scuole e ospedali cattolici potranno continuare a fornire servizi in sintonia con i principi e la propria ispirazione religiosa. “Continueremo a preparare i nostri giovani a essere genitori responsabili”, concludono i presuli.