Espressioni confuse in ambito internazionale mettono in pericolo l’integrità dei diritti a difesa del sesso femminile. Se ne è parlato giovedì pomeriggio al Sinodo straordinario
“La Chiesa e la famiglia di fronte alla sfida educativa”. E’ stato questo il tema che l’VIII Congregazione generale del Sinodo straordinario sulla famiglia ha affrontato giovedì pomeriggio in Vaticano. In particolare, tra le decine di osservazioni espresse dai padri sinodali, ha avuto notevole risalto quanto evidenziato a proposito dell’ambigua espressione “diritti alla salute sessuale e riproduttiva”, fatta propria da alcuni Paesi e organizzazioni del mondo: quest’espressione infatti «non ha, nell’ambito del diritto internazionale, una definizione precisa, finendo per racchiudere in sé principi in contraddizione tra loro, come la condanna dell’aborto forzato e la promozione dell’aborto sicuro, oppure la tutela della maternità e la promozione della contraccezione. Pur se privi di valore vincolante, tuttavia la promozione di tali "diritti" rappresenta un rischio, perché può influenzare l’interpretazione di altre norme, in particolare nel campo della lotta contro la discriminazione della donna».