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Papa Francesco a Lampedusa
Padre Gianfranco Grieco commenta il viaggio del Papa nella prima periferia del Mediterraneo, lunedi 8 luglio


Il capoufficio del nostro Dicastero, P. Gianfranco Grieco, dei Frati conventuali, tra l’altro, Premio Caravella Giornalisti del Mediterraneo 2011, commenta per il sito del Pontificio Consiglio per la Famiglia il primo viaggio pastorale di Papa Francesco fuori Roma, nell’isola di Lampedusa, lunedi 8 luglio, per incontrare le famiglie di immigrati e rifugiati.

«Ha scelto una della più sofferte “periferie” del Mediterraneo, Papa Francesco, per il suo primo viaggio pastorale fuori Roma, che si svolge lunedì 8 luglio 2013. Soltanto tre ore di visita − dalle 9.30 alle 12.30 −, per fissare il suo sguardo tenero ed amoroso di padre e di pastore della Chiesa universale sui volti sofferenti di quelle migliaia e migliaia di donne, di uomini, di bambini e di anziani che sono fuggiti dalla loro terra madre in cerca di una vita nuova e di libertà. Famiglie ferite, disperse, divise, famiglie uccise, famiglie scomparse: realtà tristi e sconvolgenti di una stagione, la nostra, che fa fatica a passare dagli annunci e dai programmi all’azione concreta e solidale.
Lampedusa è stata ed è, per tanti, la meta di un sogno che si trasforma in macabra realtà, se viene a mancare l’accoglienza, la solidarietà l’ amore senza ritorno. Il Papa, che ha familiarità con le “periferie” del mondo, vuole immergersi in questa triste e tragica realtà del Mediterraneo, per dire che vuole essere in primo luogo vicino alle persone dimenticate, offese, ferite, oppresse dall’incuria e dalla malvagità dei paesi ricchi. I poveri – “ricordati dei poveri!” − era stato il monito del Cardinale brasiliano Cláudio Hummes, subito dopo l’elezione alla cattedra di Pietro. Ricordarsi dei poveri e degli ultimi, questo sarà l’invito che Papa Francesco rivolgerà ai potenti di Paesi del Nord del mondo e a quanti continuano ad avere il cuore chiuso ai bisogni e alle urgenze di coloro che soffrono la miseria e muoiono di fame e di sete.
Sono 3.648 gli immigrati arrivati nell’isola negli ultimi mesi, quasi la metà dei circa 8.000 sbarcati dall’inizio del 2013 su tutte le coste italiane. In tutto il 2012, i sofferti approdi sono stati soltanto 4.019; 300 i morti del 6 aprile 2011, quando, a 40 miglia al largo dell’isola, si inabissava il barcone che si trasformava in un cimitero nel mare in tempesta. È stata, questa, una delle sciagure più tragiche del canale di Sicilia in questi ultimi anni. Un mese dopo, un’altra imbarcazione, con quasi 500 africani, veniva salvata dall’intervento premuroso della popolazione. Nel febbraio del 2011, gli arrivi dei nordafricani erano costanti e massicci. Ogni giorno arrivavano centinaia di migranti e di rifugiati e per 58 giorni l’isola si trasformava in un immenso centro di accoglienza a cielo aperto, dove migliaia di nordafricani dormivano in accampamenti di fortuna e in fabbricati che continuano ad avere il triste odore del ghetto e del rifiuto.
In mare aperto, appena giunto, Papa Francesco, attorniato da un corteo di barche, lancerà una corona di fiori in memoria di chi, in questi anni di guerra e di fuga dalla terra madre, ha perso tragicamente la vita. Poi, a Punta Favarolo l’incontro con un gruppo di migranti e di rifugiati. Inoltre, la celebrazione della Santa Messa nel campo sportivo e una sosta nella Parrocchia di San Gerlando, divenuta in questi anni, “cuore di carne” di un territorio che vuole avere la sua anima aperta al mondo mediterraneo, ma non vuole restare tristemente sola a piangere i suoi morti venuti da lontano».
 
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 06-LUG-13
 

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