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Un’iniezione di fiducia e di speranza
Echi dalla marcia per la vita di Washington


La marcia per la vita di Washington vede la partecipazione di delegazioni provenienti da tutto il mondo. Qui di seguito presentiamo l’intervista a Virginia Coda Nunziante, portavoce della Marcia per la Vita italiana, che ha partecipato all’evento statunitense.

Cosa l’ha spinta ad andare a Washington e partecipare alla Marcia per la Vita?
Per quanto possibile, cerco di partecipare ogni anno alla Marcia per la Vita americana perché è un’iniezione di fiducia e di speranza per il futuro. Vedere queste centinaia di migliaia di giovani che si impegnano, sfidando il freddo e la fatica, a manifestare in favore della vita e contro l’aborto, è un segnale molto positivo. Alcuni di loro fanno anche 48 ore di viaggio in pullman pur di essere presenti, altri passano l’intera notte in preghiera, molte giovani famiglie si impegnano economicamente per riuscire ad essere tutti presenti, e la gran parte dei partecipanti prendono uno o più giorni di ferie pur di non mancare. Questa è la cultura della vita penetrata nel tessuto profondo della società, una cultura che sfida il politicamente corretto e con la quale anche i Presidenti americani devono fare i conti. Quando si portano in piazza 500 mila persone, nella maggior parte giovani, in maniera non episodica ma costante, si riesce a cambiare la politica di un paese, anche non essendo dei politici.

C’erano però numerosi politici presenti e anche rappresentanti di varie religioni.
Sì, e questa è una grande forza della Marcia americana che unisce intorno ad un valore non negoziabile fondamentale qual è quello della vita, rappresentanti di ambedue gli schieramenti politici. Se i politici partecipano pubblicamente è perché hanno veramente intenzione di portare avanti una battaglia in difesa della vita che non accetta compromessi: la società americana non perdona chi poi in Parlamento si comporta diversamente da quanto dichiarato.
Ed è vero che vi erano anche rappresentanti ufficiali di molteplici confessioni religiose, dagli ortodossi agli evangelici, dagli ebrei ai mormoni. La Chiesa cattolica era presente con un buon numero di cardinali e vescovi, e ancora di più erano le diocesi che ufficialmente sfilavano con i loro striscioni e i loro stendardi. Lo stesso Santo Padre ha inviato un messaggio di benedizione via twitter come fece l’anno scorso Benedetto XVI. I vescovi hanno recepito il messaggio che proveniva dal popolo fedele che su un tema del genere non ha mai voluto abbassare la guardia e alla fine è riuscito a portali in piazza.
 
Cos’è che attira tanti giovani a manifestare?
Penso la radicalità del messaggio che è molto chiaro: “no exception, no compromise”. In una società “liquida” come quella nella quale viviamo, dove non ci sono più punti di riferimento, i giovani hanno bisogno di messaggi forti e chiari. Quando si fa vedere con delle immagini che cos’è l’aborto, il giovane ne è colpito perché capisce subito che lì c’è un essere umano. E non è disponibile ad accettare l’ipocrisia di chi lo vuole considerare un grumo di cellule per poterlo facilmente eliminare. Il messaggio che viene da questa folla, e che era scritto anche su alcune magliette, è che questa generazione sopprimerà la legge sull’aborto. Sembrerebbe impossibile, visto la diffusione mondiale di questa pratica, ma in realtà sappiamo che servono poche persone per cambiare il corso della storia. E questi giovani lo sanno, ne sono convinti e attingono dalla preghiera e dall’esempio degli altri la forza della loro determinazione.
 

per approfondire:
 http://www.famillechretienne.fr/societe/monde/march-for-life-l-esperance-americaine-127120


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 03-FEB-14
 

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