In Brasile, e in generale nei Paesi dell’America latina, stanno avvenendo le più veloci trasformazioni sociali e legislative, che mettono in discussione l’identità della famiglia e il futuro dei giovani, che sono sempre più confusi. Quali sono le emergenze e quali le risposte di fede?
«Nelle società contemporanee, e soprattutto, nei Paesi del Latino America, c’è la consapevolezza diffusa del valore della famiglia, come luogo indispensabile e primario per la formazione della persona, per la costruzione di una identità chiara e forte e la crescita di cittadini responsabili. I giovani più di altri vivono la famiglia come l’unico luogo dove trovare comprensione, aiuto e sostegno, affettivo e materiale, nelle difficoltà quotidiane, sempre più gravi in questo tempo di crisi. Questa consapevolezza non è, però, aiutata dalla cultura dominante, che non riconosce dignità a questa dimensione fondamentale della vita della persona e della società in concreto, per quanto ne affermi l’importanza a livello teorico. I giovani sono la speranza della società e della Chiesa e sono la priorità pastorale. Non è senza significato che, dopo Lampedusa, Papa Francesco abbia tappa in Brasile, secondo un programma fissato da Benedetto XVI. Papa Bergoglio non si stanca mai di mettere al centro la famiglia e di dire ai giovani: “Non lasciatevi rubare la speranza!” E la speranza e la pace autentica vengono dalla fede in Gesù».
Come far comprendere ai giovani «il prezioso bene del matrimonio e della famiglia (“Familiaris Consortio”)», nonostante le forze che si oppongono e tentano di deformarlo o perfino di distruggerlo?
«C’è come una distanza tra i bisogni profondi dei giovani, tra i quali la famiglia è al primo posto, e il contesto culturale, improntato ad un forte individualismo e ad una cultura basata sul potere e sul denaro. Per essere testimoni credibili dobbiamo stare con i giovani, trascorrere il nostro tempo con loro, essere vicini nelle loro difficoltà e aiutarli a non perdere la speranza, ad avere fiducia in se stessi e nella loro dignità di figli di Dio, superando le forze negative di una cultura che allontana dal matrimonio e dalla famiglia e dalla vita sociale in genere e lascia soli, senza futuro. L’educazione è la priorità».
Come i giovani possono costruire un nuovo «umanesimo familiare»?
«Nella riscoperta, innanzitutto, dell’umanità come grande famiglia di popoli, che è la base per un futuro di pace, nella capacità di vivere nella solidarietà tra fratelli per un mondo più giusto per tutti. I giovani sono capaci di comprendere e realizzare questo sogno, che per noi cristiani è anche una missione. Molti adulti, invece, non sono di aiuto, li disilludono o propongono altri “sogni”. C’è bisogno di adulti che sappiano stare accanto ai giovani, sostenendoli nell’impegno e nella fiducia affinché il sogno diventi realtà. Alla globalizzazione dell’indifferenza e della solitudine seguirà, allora, la globalizzazione dell’amore e della speranza, che ha come protagonista la famiglia, nella costruzione di un nuovo umanesimo di fratellanza».