La nostra è una società “programmata sull’efficienza, che conseguentemente ignora gli anziani. E gli anziani sono una ricchezza, non si possono ignorare”. L’ha detto oggi il Papa in udienza nella prima delle due catechesi dedicate agli anziani, una sulla loro problematica condizione attuale, e la prossima, più in positivo, sulla vocazione contenuta in questa età della vita. “Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità”.
Francesco ha accennato a una “cultura del profitto” che “insiste nel far apparire i vecchi come un peso, una ‘zavorra’. Non solo non producono, pensa, ma sono un onere: insomma, qual è il risultato del pensare così? Vanno scartati. È brutto vedere gli anziani scartati, è cosa brutta, è peccato!”, ha aggiunto ricordando come nel suo ministero a Buenos Aires aveva toccato con mano questa realtà con i suoi problemi.
“Io ricordo, quando visitavo le case di riposo, parlavo con ognuno e tante volte ho sentito questo: ‘Ah, come sta lei? E i suoi figli? - Bene, bene - Quanti ne ha? – Tanti. - E vengono a visitarla? - Sì, sì, sempre, sì, vengono, vengono. – E quando sono venuti l’ultima volta?’. E così l’anziana, ne ricordo una specialmente, diceva: ‘Mah, per Natale’. Eravamo in agosto! Otto mesi senza essere visitati dai figli, otto mesi abbandonata! Questo si chiama peccato mortale, capito?”
“Gli anziani – ha osservato – sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna. Sono uomini e donne dai quali abbiamo ricevuto molto. L’anziano non è un alieno. L’anziano siamo noi: fra poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo. E se noi non impariamo a trattare bene gli anziani, così ci tratteranno a noi”.