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Apprezzare per accogliere
L'intervento di mons. Tomasi alle Nazioni Unite sulle persone anziane: "L’ideale è rimanere in famiglia"
Per gli anziani l'ideale è “rimanere all'interno della famiglia, con la garanzia di un’assistenza sociale efficace rispetto alle esigenze che l’età o la malattia comportano”. L’ha detto monsignor Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenendo nella sessione del 16 luglio scorso, incentrata sulle persone anziane. “Riflettendo sulle sessioni precedenti, è evidente – ha sottolineato – che ci sono preoccupazioni per le gravi lacune esistenti nella tutela dei diritti degli anziani, e che non c'è ancora alcun accordo sul modo di affrontarle. Alcuni hanno parlato di stabilire nuovi meccanismi simili alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità; altri hanno sottolineato la necessità di insistere sugli impegni che gli Stati hanno già preso in merito; altri ancora pensano che il piano internazionale di Madrid per l’azione sull'invecchiamento contenga già le misure da adottare per tutelare i diritti degli anziani”. Di certo a fronte di un aumento della speranza di vita media, “diventerà sempre più importante – ha evidenziato mons. Tomasi - promuovere un atteggiamento di accettazione e apprezzamento degli anziani, da integrare sempre meglio nella società. […] A questo proposito, è fondamentale promuovere politiche e sistemi di formazione che propongano un approccio alternativo alla ‘cultura dell’usa e getta’ dominante che giudica gli esseri umani semplicemente in base a ciò che producono. Così, spesso gli anziani si sentono inutili solo perché hanno perso il proprio ruolo nella società”. Eppure “comprendere il valore dell’invecchiamento e il contributo degli anziani alla nostra società è – ha concluso l’osservatore permanente – uno degli antidoti più importanti per combattere la tendenza a ridurre gli anziani a termini puramente utilitaristici. È l’unico modo per avere un mondo liberamente e pienamente rispettoso dei diritti degli anziani”. L’intervento integrale
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