La storia di ogni famiglia è scandita da tappe cruciali da passaggi esistenziali: il matrimonio, la nascita del primo bambino, l’inizio della scuola, difficoltà economiche o disoccupazione. “Ogni volta che si passa a una nuova fase, si crea un tempo vuoto, una sensazione di pesantezza senza vie di uscita. In questi casi - afferma Grzona - riscoprire la centralità della parola di Dio nella propria vita è un percorso per la famiglia che può creare nuovi equilibri all’interno del gruppo”.

Iniziato in Messico con una campagna che ha coinvolto cinquecento famiglie per otto settimane in esercizi di lectio divina con il Nuovo testamento e materiale tradotto in lingua, il programma finora ha prodotto risultati che, spiega il suo ideatore, “hanno superato ampiamente le aspettative. Sono testimone personale di quanto è avvenuto nei luoghi in cui siamo arrivati con il progetto. Bisogna iniziare a conoscere un po’ di più le Sacre scritture, non solo con corsi e laboratori biblici, ma anche con tutto ciò che la Bibbia implica per la vita e la missione della Chiesa. In questo senso - spiega - un aspetto fondamentale che è emerso nei gruppi di lavoro è che la parola di Dio è la base per l’orazione. Insisto su questo: noi cattolici sappiamo pregare ma non sappiamo ‘orare’; non abbiamo la pratica dell’orazione”.

Quando il programma è stato presentato a Papa Francesco questi, racconta Grzona, “ha chiesto: ‘Parli il tagalog?’. Ho detto di no e il Pontefice mi ha risposto: “Nemmeno io, ma questo non mi ha impedito di comunicare con sette milioni di fedeli nelle Filippine durante il viaggio”. Finora il progetto è stato sviluppato in spagnolo, inglese, portoghese, italiano e tagalog. È attualmente allo studio un progetto per l’Africa, mentre “a fine settembre - annuncia il presidente della fondazione Ramon Pané - presenteremo in Italia il materiale per studiare il ruolo fondamentale della famiglia nella società e dare alle famiglie l’opportunità di parlare delle sfide e delle benedizioni che le riguardano”.