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La famiglia al Sinodo/15
Mercoledì, 17
Dallintervento di Mons. Jean Damascène BIMENYIMANA, Vescovo di Cyangugu (RWANDA) La Chiesa cattolica in Ruanda continua a intraprendere varie iniziative per aiutare il popolo di questo paese, che ha conosciuto una serie di eventi tragici che hanno spezzato numerose vite umane e lasciato i superstiti in situazioni di fragilità e vulnerabilità estreme sotto diversi punti di vista. Fra le strategie adottate cè la riorganizzazione delle comunità ecclesiali di base. A questo proposito si è fatta una nuova suddivisione, in modo che ciascuna comunità di base riunisca venti famiglie, vicine le une alle altre. In questo stesso ambito, si organizzano sessioni e ritiri per le famiglie e si discute sulle sfide che affronta oggi la famiglia. Si insiste sulla paternità responsabile e sul ruolo della donna, tanto più che sono assai numerose le vedove responsabili di famiglie. Questo orientamento pastorale implica una particolare attenzione verso i bambini. La grande preoccupazione della Chiesa cattolica in Ruanda è di assicurare che i bambini crescano in età e saggezza con una fede interiormente ben radicata. Perciò sono nate le comunità ecclesiali di base per i bambini a misura delle comunità ecclesiali ordinarie.
Dallintervento di Mons. Janusz Wies³aw KALETA, Vescovo di Karaganda, Amministratore Apostolico di Atyrau (KAZAKISTAN)
Per il gruppo relativamente esiguo di quanti ancora mantengono la propria fede e tradizione, le loro famiglie sono di importanza fondamentale. Non si può ignorare tuttavia che spesso - perfino in famiglie dove nonni o genitori sono religiosi e recitano il rosario e partecipano alla liturgia - le giovani generazioni sono molto lontane dalla religione e dalla Chiesa. Il problema è quello di formare quotidianamente le nostre babushkas (nonne) alla Sacra Scrittura e al catechismo in modo semplice e comprensibile. Ciò sarà possibile grazie allorganizzazione di ritiri, corsi e conferenze dedicati alle madri. In secondo luogo, così come per le madri, occorre che vengano adeguatamente formati i giovani e quanti sono già padri di famiglia, per essere anche loro agenti di trasmissione della fede. È proprio a questa complementarietà che si riferisce lInstrumentum Laboris (n. 110). Spesso si dimentica che anche gli uomini possono essere utili in questo ministero di trasmissione della fede.
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