In un incontro con i giovani, mons. Jean Laffitte, spiega i pericoli della teoria del “gender”
Nell’incontro con i giovani del Centro San Lorenzo, a Roma, venerdi 7 giugno, il Segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, mons. Jean Laffitte, dopo la Celebrazione Eucaristica per la festività del S.S. Cuore di Gesù, da Egli presieduta, ha tenuto una relazione, seguita da dibattito, su “La teoria del gender e le sue conseguenze sull’istituzione familiare”.
Mons. Laffitte ha illustrato come la teoria del “gender”, nel relativizzare la differenziazione sessuale – l’identità sessuale biologica – esalta il cosiddetto “sesso vissuto”, ovvero, la percezione soggettiva dell’individuo della propria identità. Mons. Laffitte ha argomentato come tale prospettiva sia fondata su «una concezione individualistica della relazione con il proprio corpo e con gli altri, senza alcun riferimento ai fondamenti oggettivi nella legge naturale». «Il gender si iscrive, quindi − ha detto il Segretario −, in una cultura relativista, che accetta come regola il solo desiderio del singolo».
Per quanto riguarda le legislazioni che si vanno diffondendo in vari Paesi, per il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali nella figura del matrimonio, mons. Laffitte ha citato “Evangelium Vitae” (70) per ricordare l’insegnamento della Chiesa: «La moralità di una legge non si fonda su una provvisoria maggioranza di opinioni, ma sul riconoscimento di una legge morale obiettiva, che, in quanto legge naturale, iscritta nel cuore dell’uomo, è il punto di riferimento normativo della stessa legge civile».
Il prelato ha, quindi, incoraggiato i giovani, provenienti da vari Paesi, a «credere nell’amore e nella speranza, restando ogni giorno più uniti alla Perdona di Cristo, maestro d’amore fino al dono di sé».