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"La famiglia è un bene sociale" (Avila, 22 aprile 2010)   versione testuale
 
Avila, 22 aprile 2010
 
 
 
1. Società degli individui
 
Nella società agricola e artigianale del passato il lavoro si svolgeva ordinariamente in casa e vicino a casa, sia quello degli uomini sia quello delle donne. Beni e servizi si scambiavano in gran parte direttamente e solo in piccola parte con il denaro. Il lavoro della donna non era economicamente discriminato rispetto a quello dell’uomo. Il tempo del lavoro non era separato da quello della vita familiare.
 
A partire dalla rivoluzione industriale, il lavoro produttivo di beni e di reddito, affidato soprattutto all’uomo, si trasferisce alla fabbrica e viene retribuito in denaro, mentre il lavoro domestico non retribuito viene lasciato alla donna. Così l’uomo si allontana dalla famiglia e la donna si sente discriminata. Perciò è tentata di omologarsi al modello maschile e di cercare anche lei la propria affermazione personale nel lavoro extradomestico, nella professione, nella carriera, finché, con lo svilupparsi dell’economia dei servizi e dell’informazione, vede moltiplicarsi le opportunità di occupazione e di indipendenza finanziaria. Si apre però una divaricazione tra il lavoro e la famiglia: le esigenze e i tempi dell’uno mal si conciliano con quelli dell’altra. Da non pochi la famiglia viene perfino considerata un ostacolo all’efficienza produttiva del sistema e allo sviluppo sociale, mentre l’individuo, il single è ritenuto più funzionale, perché è in grado di offrire più mobilità, più disponibilità di tempo e di energie, più propensione ai consumi.
 
 
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L'Intervento in: Spagnolo
 
 
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